San Miniato Seminario Vescovile.
Incontro organizzato dall’Istituto per il Dramma Popolare di San Miniato dedicato ad Orazio Costa e ai progetti di conservazione e valorizzazione delle sue carte.
Un pomeriggio di studi dedicato a Orazio Costa e alle tracce d’archivio della sua attività di regia.
Il prossimo 21 ottobre si terrà presso il seminario vescovile di San Miniato (PI) il convegno dal titolo “I fondi Orazio Costa per le arti dello spettacolo: archivi in dialogo”.
Il convegno, promosso dalla Fondazione Istituto Dramma popolare, si propone di presentare le tracce del lavoro di Orazio Costa sedimentate in diversi luoghi della cultura: l’archivio storico del Dramma Popolare, il Fondo Orazio Costa del Teatro della Pergola e il Fondo Andrea Camilleri.
Informazioni e iscrizioni: info@drammapopolare.it
Dalle lettere alla madre
3 novembre 1949
Dopo aver recitato (davanti a 10 membri di commissione, tra attori, attrici e registi) è cominciato l’esame vero e proprio, sul perché avevo deciso di fare la regia della commedia di Pirandello in una determinata maniera e non in un’altra. Mi sono trovato d’accordo con Costa (il maestro di regia) sul II e sul III atto, ma non sul primo. Io ho difeso la mia idea fino in fondo, anche a costo di mandare tutto all’aria. E forse questa mia decisione mi ha giovato,
6 novembre
Quindi sempre tenendomi sotto braccio mi ha presentato al maestro di regia Orazio Costa e mi ha lasciato. Il contegno di quest’ultimo nei miei riguardi è stato sensibilmente diverso da quello del presidente d’Amico: è cortese ma freddo, ha un modo di fare allontanante. Forse è per la fama che ha (proporzionata al suo merito, però) e la sua giovane età. Ha un massimo di 33 anni, è alto, pallido, con i capelli neri ricciuti. Veste sempre in blu, camicia bianca con bottoni di madreperla e cravattino sotto il colletto della camicia. Da lunedì inizieranno le lezioni:
23 novembre
Se una persona estranea entrasse all’improvviso in Accademia mentre ci sono le lezioni credo che avrebbe l’esatta impressione di trovarsi fra pazzi: l’altro giorno per esempio, io salito sulla pedana, facevo l’ulivo. Proprio così, facevo con tutto il mio corpo mimicamente, un ulivo. Una ragazza accanto a me era un albero di mandarini e un’altra si rifiutava fare il pino perché le era “antipatico”. Poi siamo stati un’ora di seguito a guardarci negli specchi e a ripetere: am, ap, ab e a respirare col solo naso o con la sola bocca. Cose stranissime che vi spiegherò poi a lungo a viva voce quando sarò venuto giù.
16 agosto 1950 (durante la preparazione del “Il Poverello” di J. Copeau con la regia di Orazio Costa)
Ora a parte il lavoro estenuante, voi non potete neppure immaginare come sia bello questo paese. E’ costruito sulla cima d’una montagna, c’è aria ottima, figuratevi che m’è venuto tanto appetito che la mattina faccio colazione con una tazza di caffellatte e pane. Abito in una cella del convento dei francescani, dove c’è una pace e una tranquillità che fanno veramente bene all’anima e al corpo. La mia finestra si apre su di una vasta , bellissima vallata che ti fa sospirare di piacere. E’ un paesaggio di quelli che si trovano nelle pitture del trecento o del quattrocento, con alberi e montagnose stranissime. Mangio quanto un porco, in convento ci trattano benissimo. Siamo numerosissimi quelli della compagnia, ma solo dodici sono quelli (i fortunati) che stanno con me.
Costa mi ha insegnato a scrivere: Camilleri racconta a Katia Ippaso